Parla anche un po’(chino…) veneto la Nazionale, arrivata a Treviso nella giornata di lunedì (alle 17.30 il primo allenamento alla Ghirada, a porte chiuse). Tra gli azzurri convocati dal Ct Meo Sacchetti per l’incontro di Qualificazioni ai Mondiali 2019 che venerdì sera (ore 20.15) li vedrà opposti all’Olanda, infatti, non figurano giocatori della nostra regione. di nuovo sul parquet del Palaverde dopo 19 anni (in totale, Treviso ha ospitato 11 gare dell’Italbasket con un bilancio di 10 vittorie e una sconfitta),
Ma nel ritorno della Nazionale sul parquet del Palaverde, a distanza di 19 anni (in totale, Treviso ha ospitato 11 gare dell’Italbasket con un bilancio di 10 vittorie e una sola sconfitta), la migliore espressione del Veneto si potrà cogliere nello staff tecnico: i due principali assistenti del ct sono Emanuele “Lele” Molin e Massimo Maffezzoli, 58 anni veneziano l’uno e 42 anni (compiuti proprio oggi [mercoledì], auguri!) veronese l’altro. Il primo, fresco della nomina di Allenatore Benemerito d’Eccellenza, è “l’assistente” per antonomasia: attuale vice di Maurizio Buscaglia a Trento, ma in passato a lungo prezioso “secondo” di Ettore Messina.
L’altro, invece, Sacchetti lo conosce bene essendo già stato suo assistente dal 2013 a Sassari (vince con lui uno scudetto, due volte la Coppa Italia e una la Supercoppa italiana) ed avendolo poi seguito nel 2016 a Brindisi, dov’è rimasto in questa stagione da vice di Sandro Dell’Agnello prima e Frank Vitucci ora.
Della sua chiamata in Nazionale, a fine settembre, aveva rivelato: «Coach Sacchetti me l’ha detto mentre ero in viaggio di nozze negli Usa… Ci speravo. Però non mi volevo illudere. Già Meo m’aveva fatto l’onore di vincere con lui uno scudetto e vivere l’Eurolega». Lo stesso Maffezzoli, che dopo aver iniziato ad allenare giovanissimo nella sua città (Cestistica, Scaligera, San Zeno) ed essersi laureato in Giurisprudenza, ha spiccato il volo passando alla Scavolini Pesaro, a Trento e a Casalpusterlengo (assistente della squadra di DnB che nel 2007 vinse la Coppa Italia), poi Trapani, Rimini, Veroli e la Virtus Roma (che raggiunse la finale scudetto), ha spiegato anche come lavora Sacchetti: «Non vuole gente che gli dia ragione a prescindere: vuole un altro punto di vista. Mette tutti nelle migliori condizioni di lavorare perché non mette pressione, anche coi giocatori. Se uno fa tre cose fatte male, lui aspetta che faccia la cosa positiva per portarlo in panchina con un mood positivo».