Niente proclami, ma testa bassa e lavorare. L’uomo delle promozioni non si sbilancia. Fabio Volpato ritorna ad allenare nel Padovano con le stigmate del vincente accumulate durante il suo lungo girovagare per il Veneto, portando avanti il suo credo fatto d’abnegazione, dedizione, sacrificio. Alla guida di San Vendemiano e Mestre, dove ha trascorso complessivamente le sue ultime otto stagioni, l’esperto coach trevigiano ha agguantato due promozioni in Serie B lasciando un segno tangibile nella storia di entrambe le società. All’Unione Basket Padova arriva proprio nel momento in cui è stata siglata un’importante sinergia con il Basket Abano Montegrotto per far crescere ulteriormente e assicurare maggiore stabilità a una realtà che aspira a diventare un punto di riferimento per il movimento cestistico padovano.
Che sensazioni prova nel tornare a Padova dopo diversi anni e che ricordi conserva delle precedenti annate in terra patavina?
«C’è l’emozione di tornare in un posto a cui sono rimasto legato e nel ritrovare persone che conosco. Percepisco lo stimolo di far parte di un progetto che punta a riportare Padova a un livello sportivo importante. L’UBP ha fatto tesoro del suo primo anno in Serie B e ora ha l’obiettivo di ricollocarsi nella stessa categoria per piantarvi solide radici per il prossimo futuro. In questa nuova avventura padovana mi accompagnano i ricordi delle mie passate esperienze: la fusione tra Solesino e Pierobon, che diede vita negli anni ’90 al Patavium, per puntare sui giovani talenti del territorio, e che mi aprì le porte in seguito al Petrarca in Serie A/2».
Avverte un senso di rivalsa dopo quella sua fugace parentesi in A/2 al Petrarca?
«È qualcosa che mi porto appresso con dispiacere e di cui fatico a parlarne. Al Petrarca arrivai nel momento sbagliato. Sicuramente ora ci sono tutta la buona volontà e i presupposti per costruire qualcosa di bello come era accaduto nel mio triennio a Piove di Sacco, durante il quale raggiungemmo le semifinali playoff di Serie B, il miglior risultato sportivo nella storia del club».
Cosa l’ha convinta del progetto UBP?
«L’Unione Basket Padova mi ha contattato per sviluppare una progettualità in maniera simile a quanto accaduto quando ero a San Vendemiano e Mestre, dove partimmo da una situazione dilettantistica o semidilettantistica e, senza troppa irruenza, approdammo a un programma appetibile che potesse apportare risultati di valore. Ci tengo a ringraziare l’UBP perché ha avuto anche la pazienza di aspettarmi, essendo ancora legato contrattualmente a Mestre. È un segno dell’orientamento che si è data la società. Ho il compito di realizzare un progetto decisamente ambizioso e proprio per questo non sarà facile. Come tecnico sarò bravo, se riuscirò a ottenere la disponibilità da parte di tutti a giocare per la causa. Non possiamo presumere di essere una squadra che prende parte a un campionato con il regalo già impachettato. Dovremo conquistarci tutto sul campo, senza dare mai nulla per scontato».
Qual è l’idea di gioco che è intenzionato a proporre e che tipo di squadra vedremo in campo?
«In base alle risorse e alla disponibilità da parte dei ragazzi, cercheremo di approntare un sistema di gioco che nel tempo possa assorbire qualsiasi giocatore. Un’idea di gioco che possa esaltare il giocatore in quanto tale, pur restando quest’ultimo sempre a disposizione del gruppo. Mi aspetto che la nostra squadra sia disposta a giocare a tutto campo e a concedere poco in termini di possesso. Tutto ciò porterà in dote tante opportunità per tutti e a muoversi con un passo diverso, in modo tale da abituarsi già al clima della categoria superiore».
Come giudica i roster in essere di UBP e BAM?
«Sono roster di due ottime formazioni, costruiti bene per la C Gold, ma non sarà così automatico prendere e incastrare le due rose per formare la nuova squadra. Bisognerà valutare anche gli equilibri funzionali e per trovarli dovremo cercare anche all’esterno degli organici a nostra disposizione. Mercato estero? Non ho la predisposizione a guardare fuori dai confini nazionali, reputo che il campionato di C Gold sia destinato agli italiani».
Quando inizierà e come si articolerà il suo lavoro?
«Ci raduneremo con tutta probabilità lunedì 23 agosto per prepararci a un campionato che scatterà presumibilmente tra fine settembre o inizio ottobre. Al di là della responsabilità tecnica manterrò un dialogo costante con la dirigenza interfacciandomi con il direttore sportivo Ferdinando Mozzo per tutte le scelte che attengono al roster e al mercato. Sappiamo già che dovremo prendere alcune decisioni forti per amore dell’UBP, ma in generale non ricorreremo a interventi drastici. A livello societario vogliamo fare in modo che in prospettiva ognuno assuma un ruolo ben definito per crescere progressivamente tutti insieme».
Che rapporto intercorrerà tra la prima squadra e il settore giovanile del Petrarca, che resta il principale “serbatoio” dell’UBP?
«Anche in questo caso abbiamo la necessità di instaurare un dialogo costruttivo. Assieme al Petrarca individueremo i ragazzi disponibili a far parte della prima squadra. Ai giovani garantirò la massima attenzione: se si faranno trovare pronti, avranno l’opportunità di mettersi in luce in un campionato lungo come quello di C Gold. Partendo dal concetto che giocherà sempre chi se lo merita, se avranno lavorato seriamente e acquisito i propri crediti, l’occasione non tarderà ad arrivare anche per loro».
In definitiva si sente di promettere qualcosa ai tifosi?
«Le promesse sono sempre una trappola. Posso soltanto dire che metteremo il 110% per centrare l’obiettivo sotto il profilo sportivo e dal punto di vista del gioco».
(PH. Walter Dabalà)