Il Consiglio Federale del 1° dicembre, sulla base dell’articolo 10 del Regolamento C.N.A. e su proposta del Presidente dei singoli Comitati Fip regionali, ha proceduto alla nomina di alcuni Allenatori Benemeriti per quei tesserati “che abbiano svolto attività federale dimostrando qualità morali e didattiche ineccepibili, nonché continuità di prestazione e valida opera in favore dello sviluppo e dell’immagine della Pallacanestro e della Categoria”. Tra questi, due sono… un vanto per il Veneto!

Veneto doc è Emanuele “Lele” Molin,nato a Venezia il 12 febbraio 1960. Dall’estate 2017 assistente di Maurizio Buscaglia all’Aquila Trento, Molin è entrato nel coaching staff del nuovo ct della Nazionale Meo Sacchetti (con Massimo Maffezzoli e Paolo Conti) in vista del Mondiale di Cina 2019. Dopo aver iniziato la carriera di allenatore (a 18 anni) nelle giovanili del Basket Club Mestre e trasferitosi nella Benetton Treviso, dopo tre anni è diventato assistente allenatore in serie A: con Sales, Skansi, D’Antoni, Obradovic e Bucchi. Per anni “secondo” di Ettore Messina (alla Virtus Bologna e al Real Madrid), con il quale ha intrapreso una lunga e vincente collaborazione professionale (tra i tanti trofei vinti, anche tre Eurolega), è tra i più importanti assistant coach in Europa. Nella sua prestigiosa carriera, prima del ruolo da primo assistente per l’Eurolega di Andrea Trinchieri alla Pallacanestro Cantù e di Evgeny Pashutin all’Unics Kazan, ha avuto anche un paio di incarichi da capo: dal 4 marzo 2011, in seguito alle dimissioni di Messina, subentrando sulla panchina del Real Madrid;e nella stagione 2013-14, prima assoluta come head coach, alla Juve Caserta.
Forte della sua lunga esperienza al top in Europa e della sua vasta conoscenza della pallacanestro, nel luglio 2009 ha tenuto una lezione tecnica (“un racconto della mia esperienza” sminuiva) al Corso Allenatore Nazionale di Bormio. “Questo è il vero nostro ruolo – ha spiegato –: selezionare informazioni tramite strumenti che ci facilitano ed abbreviano il lavoro, informazioni da condividere poi con l’intero staff tecnico e con i giocatori. Tutto il nostro lavoro, le nostre scelte non devono servire per confermare la nostra bravura personale, ma perché aiutano la squadra a giocare nel modo migliore”. Concludendo poi: “Mi chiedete se ho voglio di tornare a fare il capo allenatore; penso che per come sono io questo è il mio miglior lavoro che posso fare. Forse sono nato Assistente Allenatore. Non mi sento sminuito ma uno strumento per aiutare il team a dare il meglio. Lo farei anche con un capo allenatore più giovane di me. È il mio modo di vedere la nostra professione”.



