509 GIORNI!!! Provate (proviamo…) per un attimo a chiudere gli occhi. Ripensando a cosa facevamo esattamente 509 giorni, un anno e mezzo fa. In questo caso, seppur con una frase spesso abusata… è cambiato il mondo!
Il Basket, ed in generale lo sport, è fatto senza dubbio di: vittorie e sconfitte; di numeri e voci statistiche; di misure (intesi come spazi ed altezze)… Ma anche, se non soprattutto, di storie.
Storie, ovviamente, piccole e grandi. Tra queste quella di Daniele Ciaramella, sorridente ragazzo nato il 16 giugno del 1998, guardia, che dopo aver mosso i primi passi nei Giants Marghera a 17 anni aveva spiccato il volo per seguire il suo sogno di giocare a basket (la prima vera esperienza nelle giovanili del Petrarca e tra i senior dell’Unione Basket Padova; nella stagione 2017-18 anche a Crema in serie B), davvero merita di essere raccontata.
Partendo dal finale: Giovedì 8 aprile, dopo ben 509 giorni appunto ed in pratica alla vigilia di Pasqua (evidentemente, di rinascita!), “Ciara” è tornato sul parquet: segnando pure una tripla nell’importante sfida di serie C Gold lombarda vinta per 74-70 dalla sua squadra, la BVL Basket Virtus Lumezzane, sul campo del Pizzighettone.
Proviamo a rivivere la vicenda con le sue stesse parole.
Ciaramella: “Il rientro un’emozione unica, felice per la vittoria contro una grande squadra”
Dal post pubblicato sul gruppo della Giornata tipo (30 Novembre 2019):
Ciao “La Giornata Tipo” mi chiamo Daniele Ciaramella, per tutti Ciara, ho 21 anni e da sempre la mia più grande passione è la Pallacanestro. Sono un giocatore professionista, quest’anno per il secondo anno di fila nella Virtus Lumezzane società bresciana molto ambiziosa che milita nel Girone Est della Cgold Lombarda per puntare al salto di categoria.
Domenica (il 25) era una di quelle partite che tutti vorrebbero giocare, uno scontro diretto per i primi posti della classifica. La palla a due come d’abitudine era fissata alle ore 18, purtroppo però intorno alle 17 nel corso della mia consueta routine pre partita sono stato colpito da un “attacco” insolito, molto più potente di quelli che nell’ultimo mese mi erano capitati… diciamo che è come se fossi stato “assente” (sì perché io non mi ricordo niente) per quasi una decina di minuti. Sono allora stato portato subito allo Spedali Civili di Brescia, in cui dopo un po’ di attesa (di cui mi ricordo poco/niente poiché l’incoscienza penso sia durata quasi un’oretta) mi hanno fatto una TAC alla testa. Da questa TAC come prima impressione il neurologo mi ha subito voluto tranquillizzare, parlando della presenza di una cisti (specificando immediatamente che si trattava di qualcosa di benigno) nella parte frontale destra del cervello, poco sopra l’occhio, dalla quale poi probabilmente partivano questo tipo di attacchi di natura epilettica.
Ovviamente nel frattempo sono stato ricoverato nel reparto di neurochirurgia per passare la notte, ma nella mia testa continuava ad esserci la convinzione che si sarebbe trattato di una cosetta da poco, 2/3 giorni per risolvere tramite farmaci questi attacchi per poi ritornare alla vita di tutti i giorni e soprattutto alla mia amata palla a spicchi… beh diciamo che ahimè non è andata così e ho capito che sarà una cosa per cui ci vorrà un po’ più di tempo. Si perché dall’elettroencefalogramma e soprattutto dalla risonanza, fatti subito il lunedì, da una prima impressione e consultazione medica mi hanno spiegato che si tratta di qualcosa di un po’ più serio di una cisti. L’hanno chiamato in tanti modi, neoplasia, lesione a basso grado, rigonfiamento o malformazione cellulare e anche quando cerco di spiegarlo ci giro attorno con tutti questi termini, eppure la realtà dei fatti è che si tratta di un tumore, per fortuna benigno, ma comunque un tumore. Ed è così strano realizzare una cosa del genere, quando stava andando tutto bene, mi sentivo bene ed era una stagione come le altre a cui tenevo particolarmente. A volte la vita è così strana, tanto bella quanto imprevedibile e in questi momenti può essere anche normale per me e la mia famiglia avere un attimo di sconforto.. però allo stesso tempo ho deciso di prendere tutta questa situazione come una grande occasione! Si perché tra i numerosi messaggi ricevuti un mio caro amico, ex compagno di squadra, mi ha inviato lo screen del bellissimo messaggio che Kobe Bryant (non proprio uno a caso) aveva scritto qualche tempo fa su Instagram in occasione del pesantissimo infortunio al ginocchio a Gordon Hayward: e tra i vari “targets”,nel leggerlo, il punto in cui mi motiva di più è quando scrive “È un lungo viaggio, ma se ti concentri sulle piccole tappe lungo la strada troverai la bellezza nella lotta per fare cose semplici che prima di questo infortunio venivano date per scontato. E questo sta anche a significare che quando ritornerai, avrai una nuova prospettiva perché darai molta più importanza proprio a queste piccole cose e aspetti della vita e allora ti allenerai ancora più forte di quanto facessi prima e tornerai un giocatore migliore per questo.”
E niente quindi il mio pensiero e motivazione più forte è proprio questa, tornare in campo il prima possibile riprovare quelle emozioni e sensazioni che ormai sono circa 15/16 anni che mi accompagnano quasi quotidianamente con quel pallone tra le mani. È certo che ci vorrà un bel po’ prima di tornare, mi hanno già fatto un po’ capire che dopo l’operazione i tempi per poi tornare ad avere l’idoneità sportiva saranno lunghetti in termini di mesi, ma l’importante è che sia tutto risolvibile e mi reputo molto fortunato per questo.
Per concludere non so neanche come ringraziare tutte le persone che con un messaggio, una chiamata o una visita non mi stanno facendo mancare niente (a partire da tutta la società e dai miei fantastici compagni di squadra) anzi mi stanno dando una forza e una positività mentale che non avrei mai pensato di raggiungere e che è fondamentale per me in questi giorni un po’ difficili.. e mi sento di tenere da parte un grazie più che speciale per la mia famiglia sempre al mio fianco anche a 200km di distanza, guerrieri veri da cui prendo ispirazione ogni giorno della mia vita.
E grazie alla Pallacanestro, perché è l’ennesima conferma che va oltre ad essere un semplice sport, mi ha fatto conoscere fino adesso delle persone fantastiche che in questo momento mi stanno dando manforte e perché a volte dando così tanta motivazione può salvare veramente la vita.
P.S. Nel frattempo mi è toccato imparare a fare canestro anche nel “pappagallo”