Sul sito Metropolitano.it, nella Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate un interessante articolo di Massimo Zabeo cita un’importante ricerca di Ivan B. Zabeo, già autore di Dolesi al Fronte. La Prima Guerra Mondiale, Casa Editrice Mazzanti. Secondo questa ricerca, che ricorda gli atleti della società sportiva Reyer caduti durante la Prima Guerra Mondiale, tutto partì tra l’altro proprio dalla Misericordia.

L’articolo, di cui proponiamo un estratto (consultabile per intero a questo link ), partecipa anche alla “staffetta social” per ricordare la Grande Guerra che è stata organizzata dall’associazione Riviera al Fronte di Dolo tra sabato e domenica (sulla pagina Facebook e sul canale Youtube).

La Reyer nella Grande Guerra

Irredentismo e interventismo. Il ruolo degli atleti a Venezia

Anche lo sport veneziano contribuì allo sforzo bellico con il suo triste tributo di sangue.
Una ricerca di Ivan B. Zabeo, autore di Dolesi al Fronte. La Prima Guerra Mondiale – edito Casa Editrice Mazzanti – fa partire tutto dalla Misericordia. La storica palestra dove gli atleti della Reyer, ancor prima della sezione di pallacanestro, si allenavano e allo stesso tempo vedevano passare importanti figure di spicco dell’irredentismo e dell’interventismo.

Convinti a combattere per la Patria

Nel dicembre 1914 Cesare Battisti vi tenne una conferenza organizzata dal direttore del Gazzettino per convincere l’opinione pubblica sull’importanza dell’interventismo italiano per riportare alla madrepatria Trento e Trieste.Traccia dell’incontro è presente sulla facciata della Misericordia, dove è incastonata una targa marmorea.

La targa commemorativa posta all’esterno della Misericordia

Molto probabilmente a quell’incontro hanno partecipato tanti giovani ginnasti, schermidori, pugili e atleti, oltre a curiosi e alle autorità cittadine e dirigenziali della Reyer.
Di sicuro vi partecipò il conte Brandolino Brandolini d’Adda, all’epoca deputato e presidente della Costantino Reyer, arruolatosi come volontario automobilista con il grado di sottotenente. Lui e altri, periti nel corso del conflitto, sono ricordati da una lapide appesa al piano terra della Misericordia (nella foto).

Il ricordo dei giovani della Reyer in guerra

Brandolini d’Adda morì ferito da un proiettile d’artiglieria nemica sul torrente Posina, nel Vicentino, mentre faceva evacuare alcune compagnie della Brigata Bisagno.
Era il 28 giugno 1916 e fu successivamente insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Quasi tutti gli atleti citati nella tavola sono insigniti della stessa onorificenza.

Gli atleti caduti sul campo

In ordine cronologico: il capitano del 3° Reggimento Fanteria, Brigata Piemonte, Attilio Soave, classe 1888, ucciso sul Monte San Michele il 21 ottobre 1915 nel corso della III battaglia dell’Isonzo mentre stava facendo brillare i reticolati; il capitano granatiere di Sardegna Paolo Stivanello-Gussoni, nato nel 1889, morto per le gravi ferite riportate l’8 agosto 1916, all’inizio della VI battaglia dell’Isonzo per la conquista di Gorizia, sul Monte San Michele mentre difendeva la posizione conquistata il giorno prima; il fratello maggiore Giorgio Stivanello-Gussoni , del 1888, era nell’aeronautica, 121^ squadriglia,  precipitato il 4 ottobre 1918 dal cielo di Castelgomberto dopo aver diretto il tiro delle artiglierie italiane.
Altri decorati sono Edoardo Velo, classe 1896, tenente nella stessa squadriglia di Stivanello-Gussoni, precipitato su Asiago colpito a morte dal tiro delle mitragliatrici il 7 dicembre 1917; Paolo Ancona, sottotenente dell’81° Fanteria, Brigata Torino, colpito alla testa da una scheggia di granata sul Piave il 22 giugno 1918.
Infine, il primo caduto, l’alpino Amedeo Soave, sottotenente del 7° Reggimento, ucciso il 7 luglio 1915 sulle Tre Cime di Lavaredo. Qualche giorno dopo, il 19 luglio, morì sul Monte Carnizza un altro alpino, il sottotenente Giovanni Colussi, di 23 anni. Non mancano i soldati deceduti per malattia in prigionia: l’8 giugno 1918 spirò il geniere del 2° Reggimento Emilio Fontanella, classe 1886, catturato dal nemico nel corso della ritirata di Caporetto; il fante marchigiano Mariano Giri il 26 marzo 1918. L’ultimo della triste lista è il sergente del 7° Alpini Silvio Rota, deceduto a guerra finita il 6 dicembre 1918 ma ritenuto ancora caduto di guerra.